giovedì 28 aprile 2011

Il palazzo di Zimri-Lim a Mari (Siria)

Il sito archeologico di Mari (Tell Hariri) si trova in Siria, non  lontano dal confine con l'Iraq e sul corso dell'Eufrate. Menzionata negli archivi di Ebla del XXIV secolo a.C., Mari era una città di grande importanza il cui splendore venne bruscamente oscurato da Sargon I di Akkad che distrusse la città ma quando l'impero akkadico crollò Mari tornò indipendente.

Il palazzo di Mari risale ad un epoca detta amorrita sebbene i settori più antichi del palazzo risalgano alla III dinastia di Ur (XXII secolo), mentre gli ultimi ampliamenti appartengono agli anni si Shamshi-Adad I.
Attribuito a Zimri-Lim, sovrano di Mari che riconquistò il territorio dopo la parentesi assira, il palazzo attualmente appare come una fabbrica dal perimetro pressoché quadrato di 150 m per lato circa ma sicuramente le dimensioni dovevano essere ben più ampie, come si deduce da una porzione rimasta a sud e racchiusa da una cinta ricurva che sicuramente doveva proseguire.

Lo splendido complesso del palazzo di Mari conta circa trecento ambienti tra stanze cortili e corridoio per un totale di circa due ettari e mezzo. Lo stato di conservazione è sorprendente tanto che al momento della scoperta i muri potevano arrivare anche a cinque metri di altezza. Solo il lato occidentale risulta gravemente danneggiato e quasi del tutto scomparso.
La pianta è tipica mesopotamica: un possente muro di cinta racchiude diversi “quartieri” di stanze e cortili. L’unica porta di accesso è a nord.
Presso il quartiere nord-occidentale c’erano gli alloggi del sovrano e in questo punto il muro di cinta era più spesso.
Il palazzo si presenta diviso in vari settori di cui non sempre è stato è possibile riconoscere la destinazione con certezza. Ciononostante si può affermare che il settore nord-est con la sua corte maggiore, fosse destinato all’accoglienza dei visitatori mentre a sud-est si trovava il quartiere sacro. Nel settore sud-ovest c’era il quartiere residenziale del sovrano o della corte mentre a nord-ovest un secondo quartiere residenziale secondo alcuni destinato alla regina. Tra questi ultimi due ambienti si instaurava una seconda corte con sala del trono annessa
Settore nord-est.
Area di accesso con grande corte e quartiere per la guarnigione delle guardie da dove ci si immetteva in un’altra corte, ben più grande, forse con giardino, e dove avvenivano le redistribuzioni. Da questa sala, sul lato sud si accede alla cappella palatina. Qui è stata rinvenuta un’importante decorazione pittorica in un pannello di almeno cinque registri la cui datazione è la più alta di tutte le pitture murali del palazzo, probabilmente di un periodo non molto successivo alla presa di Mari da parte di Shamshi-Adad I nonostante il gusto arcaicizzante. Si tratta di cinque registri all’interno dei quali si muovono personaggi di medie dimensioni. I colori usati sono esclusivamente l’ocra rosso, il nero e il bianco. Meno impiegati il grigio e il giallo. Lo sfondo è neutro. Le scene riguardano portatori di tributi, scene di guerra e  una processione di pescatori. Ma è nei due registri centrali che le figure sono dominanti e con scene rituali: si tratta della dea Ishtar seduta in trono mentre riceve offerte dal re e circondata da dee minori e altri personaggi. Nel registro in basso è invece il dio della Luna Sin a sedere in trono e a ricevere la libagione del re a sua volta seguito da una dea intercedente e un sacerdote. Dietro il dio Sin un toro androcefalo transita sulle montagne su cui è seduto il dio, mentre dalla parte opposta un personaggio enigmatico in posizione frontale con le braccia allargate rappresenta forse una figura cosmica.  Sempre dal lato sud si passa all’area sacra di sud-est.
Settore sud-est.
Area sacra con vari quartieri  riservati ad attività economiche con annessa cappella palatina e magazzini sopra i quali si trovavano probabilmente,ad un piano superiore, gli appartamenti reali.
Settore nord-ovest.
Vi si accedeva dalla grande corte del settore nord-est raggiungendo il quartiere di ricevimento con una grande sala connessa a sud con altre due sale in successione longitudinali. E’ questo il vero fulcro del palazzo, il settore ufficiale. La grande corte ha restituito numerosi frammenti di pitture parietali risalenti probabilmente all’epoca della dominazione assira. Tra questi il frammento più importante doveva prevedere diversi registri con figure di alti dignitari o re vassalli che seguono un personaggio dalle dimensioni notevoli, forse Yasmakh-Adad figlio e successore di Shamshi-Adad. Nella stessa sala posta accanto all’ingresso alla sala longitudinale successiva, è stata ritrovata, ancora in loco, la pittura più completa dell’intera struttura, la cosiddetta Pittura dell’Investitura, dipinta su intonaco di argilla e alta 1,75 m, oggi al Museo del Louvre e datata al 1770 a.C. I colori sono sempre gli stessi (ocra rosso, rosso arancio, bianco, blu, bruno scuro e nero). Il pannello pittorico è molto ricco per elementi che risultano ancora non del tutto comprensibili ma il fulcro di tutta la rappresentazione è il riquadro centrale diviso in due registri: nel registro inferiore due dee reggono ampolle da cui si diapartono zampilli d’acqua con pesci richiamando il tema della fertilità e della fecondità della natura. Nel registro superiore la dea Ishtar patrona della regalità di Mari, porge al sovrano una barra e una fune, generalemente simboli della giustizia attribuiti al dio Shamash, il tutto in presenza di due dee intercedenti e un altro personaggio maschile con mantello a frange e tiara a corna tipiche di un sovrano forse perché antenato regale divinizzato. In questo si è inteso rappresentare il moemnto dell’insediamento di Zimri-Lim dopo la parentesi assira legittimato dalle divinità. Rispetto a questo riquadro centrale il resto della pittura parietale si sviluppa in modo simmetrico con due alti alberi da ambo i lati, sfingi alate , grifoni e tori androcefali e palme ricolme di datteri accanto alle quali stanno due dee intercedenti. Il tutto è contenuto all’interno di una cornice tipicamente siriana quanto a tipologia. Dalla grande corte di passa ad una sala longitudinale tramite un passaggio centrale in asse con il quale, sul lato sud, era posto un podio in mattoni crudi dove fu trovata la statua in calcare della Dea dalle acque zampillanti, alta circa 142 cm, prima metà del XVIII secolo a.C. e oggi conservata al Museo Archeologico di Aleppo. Probabilmente c’era un’altra statua identifica a decorare il podio della sala alludendo all’acqua della vita e alle sue qualità fecondatrici. All’interno della scultura un condotto interno doveva permettere che l’acqua sgorgasse dall’ampolla che la dea regge tra le mani e scendere anche lungo le vesti dove sono raffigurati i rivoli d’acqua con pesci in rilievo. Questa sala assunse quasi certamente il ruolo di vestibolo che precede la sala del trono ma sembrerebbe anche un modo per separare gli ambienti con funzione secolare a nord, da quelli a sacri a sud. Un seconda sala longitudinale parallela alla prima presentava due aperture laterali invece che una centrale, sia sul alto nord che sul lato sud. Questa era la sala del trono dove si apriva, sul lato est,  un’alta tribuna preceduta da scalinata. Si tratta di un piccolo vano ai piedi del quale è stata ritrovata la statua di Ishtup-Ilum, in basalto, alta 152 cm e datata intorno alla metà del XXII secolo a.C. conservata al museo archeologico di Aleppo permettendo di avanzare l’ipotesi che il piccolo vano fosse in realtà un sacello per conservare le statue degli antenati reali divinizzati e protettori della dinastia amorrea. La ricostruzione della sezione architettonica delle due sale a supposto  una copertura a capriate per la sala del trono e anche i supposti piani superiori. Sul lato ovest, al centro e in asse con la tribuna, un podio in pietra. Più a nord il settore residenziale per il personale addetto alla regina , magazzini, un settore amministrativo,
Settore sud-ovest.
A sud della sala nord-ovest si trovava l’ala riservata all’alloggio del personale del palazzo, ai servizi e un settore amministrativo ed uno riservato alla servitù. In questa zona si trova un grande ambiente da cui cominciò l’esplorazione del palazzo di cui si constatò la straordinaria conservazione degli alzati che oscillano per altezza tra 3.90 e 4,80 metri. Un recente ipotesi prevede che questo vano avesse una copertura a capriate con aperture in alto di tipo basilicale, mentre i vani minori dovevano avere un piano inferiore e uno superiore.
Le grandi dimensioni del palazzo furono dettate dall’esigenza di raggruppare in un’unica struttura le funzioni politiche, economiche, residenziali, amministrative, religiose, artigianali e di immagazzinamento. E’ questo un tipico aspetto dell’età paleobabilonese
La scoperta all’interno del palazzo di Mari di ricchissimi archivi amministrativi ed epistolari ha gettato nuova luce su un periodo storico e una regione geografica scarsamente conosciuti. In un periodo in cui tribù e palazzi convivono in una zona di confine fortemente instabile sono le potenze dell’epoca come Mari, Assiria, Babilonia e Eshnunna a determinare un costante stato di crisi con guerre continue. Alla fine del XIX secolo a.C. in Assiria prende il potere Shamshi-Adad (1812-1780) mentre a Mari sale al trono Yakhdun-Lim (1815-1799) ma sarà il prima a sconfiggere il secondo impadronendosi di Mari dove si installò un governatore, figlio dello stesso sovrano assiro. Ma alla morte di Shamshi-Adad a Mari sale al trono Zimri-Lim (1780-1758). Sarà Hammurabi di Babilonia (1792-1750) a porre fine al ruolo politico di Mari che viene conquistata e distrutta nel 1758.
L’archivio di Mari rappresenta la fonte più importante per questo periodo anche dal punto di vista linguistico vedendo imporsi l’accadico come lingua diplomatica e amministrativa di tutti i palazzi dell’area. Più di 20.000 tavolette descrivono la vita del palazzo, le attività diplomatiche giuridiche ed economiche ma anche gli argomenti più vari
Come già accennato, alcune sale erano abbellite da pitture murali. Negli appartamenti reali sono soprattutto geometrici con bande policrome, trecce in forma di S rovesciate. Ai piedi del muro pliti di gesso con decorazioni in falso marmo. Nella camera identificata con quella del re c’era un postergale composto di elementi di conchiglie e pasta rossa, incrostati in una cornice di legno oggi scomparsa. Sul pavimento del cortile un gioco che ricorda il gioco delle piastrelle forse per il divertimento del re e dei familiari. La decorazione della zona ufficiale è figurata e di ispirazione religiosa. Nella sala delle udienze visibili scene di difficile interpretazione dove si vedono scene di cerimonie religiose in cui è presente il re. Nel cortile che precede la sala del trono scene sacrificali o di investitura.
Si stima che all’interno del palazzo lavorassero circa 800 persone tra uomini e donne.

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