martedì 10 maggio 2011

Obelisco di Piazza San Giovanni in Laterano



Questo obelisco, risalente alla XVIII dinastia è il più alto, oltre che il più antico, tra gli obelischi di Roma, 32,18 m di altezza, in granito rosa. E’ l'unico proveniente dall’area orientale del tempio di Amon-Ra a Karnak. In base alle ricerche archeologiche è stato individuato il basamento originale del monumento e si è potuta stabilire l'esatta ubicazione in origine: di fronte al sacello orientale di Thutmosis III. In genere gli obelischi del Nuovo Regno sono eretti a coppie all'interno dei templi ma in questo caso si tratta di un obelisco unico collocato in modo tale da essere rivestito di un ruolo sacro tanto da essere identificato con Amon-Ra stesso. In epoca tolemaica verrà costruita una sala colonnata ad est dell'obelisco dove la decorazione  con scene di culto solare mattutino e serale confermano la sacralità del monumento. In questo modo dunque l'obelisco viene a sostituire l'immagine sacra del dio generalmente posta all'interno del sancta sanctorum del tempio.


Anche i testi  confermano la sua particolare funzione: essi risalgono all’epoca di Thutmosis III e Thutmosis IV e presentano aggiunte della XIX dinastia, in particolare di Ramesse II. I testi furono modificati durante l'età amarniana con l'eliminazione del nome di Amon-Ra e di Karnak e dell'immagine del dio, salvo poi essere reintegrati nel corso della XIX dinastia.



Sul pyramidion Thutmosis III è raffigurato di fronte ad Amon-Ra mentre nella scena superiore del fusto il sovrano reca offerte a divinità in trono: una libagione e un'offerta di vino.


Le iscrizioni del fusto sono suddivise in tre colonne per ogni lato, nello specifico quella centrale è attribuita a Thutmosis III mentre le due laterali sono di Thutmosis IV. Le iscrizioni laterali  sono orientate verso la colonna centrale, redatta trenta anni prima delle precedenti.
Nella parte alta del fusto, lato est, il serekh di Thutmosis III riceve  in offerta del pane dallo stesso Thutmosis III, mentre sul lato sud è Thutmosis IV  a presentare l'ankh al serekh di Thutmosis III. In entrambi i casi i serekh sono sormontati dal falco alato con la doppia corona che rappresenta il sovrano stesso incarnato nel dio Horus. Si tratta dunque di una manifestazione del culto regale che durante il Nuovo Regno divenne una componente fondamentale dell'ideologia.

Il testo dell'iscrizione si discosta dalla consuetudine che di solito prevede la sola celebrazione del sovrano divinizzato e non la narrazione di eventi. In questo caso Thutmosis IV stesso ricorda dell'erezione del monumento dopo 35 anni di abbandono nel cantiere di Karnak. Le iscrizioni riferiscono di come Thutmosis III decise di far erigere il monumento che venne poi trovato dal nipote Thutmosis IV nel cantiere del tempio di Amon decidendo di portare a termine il lavoro del predecessore e quindi celebrarne il nome.

Una parte della base è andata perduta ma restano tracce della decorazione sui lati verso la Basilica e il Battistero risalente a Ramesse II, quando cioè l'obelisco subì una risistemazione, e vede il re in una scena doppia mentre offre ad Amon-Ra-Harakhti.



A differenza di altri casi questo monumento fu spostato solo all'epoca di Costantino nel 337 e portato ad Alessandria. In origine doveva essere collocato a Costantinopoli ma l’imperatore non riuscì nell’impresa. Fu suo figlio, Costanzo II a trasportarlo a Roma e a collocarlo accanto all’obelisco Flaminio nel Circo Massimo nel 357.

Durante il Medioevo crollò spezzandosi in tre pezzi e l'area del circo venne ricoperta da detriti per circa 7 metri di alteza. Nel 1586 fu Sisto V a ordinarne lo scavo, il restauro e la successiva collocazione davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano nel 1588. Fu Domenico Fontana ad occuparsi della nuova destinazione, come ricorda la scritta sulla base del monumento.


Addossato al monumento fu successivamente costruita una fontana attribuita sia al Fontana che ad altri architetti e artisti dell’epoca. Questa veniva alimentata dall’acquedotto Felice e consiste in una vasca baccellata con due teste di delfini posti frontalmente che versano acqua nella vasca. Una seconda vasca più piccola posta tra i delfini riceve l’acqua da due draghi posti ai lati e da un’aquila in alto. Tra questi vi è lo stemma di papa Paolo V Borghese sotto il quale l’opera fu completata (inizio XVII secolo).








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